Confezioni pronto moda

Vorrei che quello che vesto sia una semplice maglietta che si possa togliere all'esigenza con vesti più proprie. (Ilaria Capucci) . L'ispiratrice di questa colonna è una delle educatrici che più stimo e non voglio presentarla col suo lavoro tradirei il senso profondo che ha solleticato il bacino delle associazioni d'immagini ed emozioni. Arriva un momento in cui l'ambiente che frequentiamo, il lavoro più o meno tangente alle inclinazioni ci restino cuciti addosso divenendo l'unico modo in cui presentarci. Ogni tanto quando mi chiedono "tu fai teatro?" rispondo "anche!". Aderente, quasi bagnata anche in pieno inverno, la maglietta può avere la foggia di un camice o la tuta di un metalmeccanico. Dal momento che la nomea ti precede, nel bene o nel male, anche se indossi con disinvoltura un pregiato abito da sera durante una serata di Gala, troppe volte anche i complimenti rimangono legati alla maglietta.
Una declinazione perversa de "i vestiti nuovi dell'imperatore". Qui, come nella favola sono gli occhi di chi osserva a coprire la pelle che contiene e trattiene la pura energia che siamo. Sono figlia di sarta, e la maglietta è uno dei capi che non ho mai visto sul tavolo da cucito. È un articolo da moda pronta, quelle cose comode ad alta praticità, prodotti in serie. Forse per questo poi quella maglietta resta addosso quasi fatta di velcro, irremovibile anche usando la pasta abrasiva. Quando l'imbarazzo di parlare in pubblico sale qualcuno consiglia "immaginali in mutande". Il modo perfetto per non farmi parlare nemmeno sotto tortura. Sarò assemblata strana ma a me aiuta di più vedere l'auditorio colorato, ciascuno coi suoi toni, liberi di annoiarsi per le parole incolonnate per l'occasione. Ed è solo una maglietta che abbiglia i gesti, mentre di seta e damasco carezzo il viso, di chi sfiora l'esistenza concessa, nella frazione di tempo di un battito di ciglia.        

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