Aeroporto

Primo volo Bologna-Catania. Bagaglio smarrito o meglio erroneamente preso da una altra persona (Torino). Tornare in sicilia di corsa in treno per aver centrifugato la carta d'identità che mi sarebbe servita per il volo verso Dublino. Sofferto 12 ore di ritardo il sabato di Pasqua (Forlì). Essere tirata fuori dal gruppo in fila per essere sottoposta ad interrogatorio in un inglese a tratti incomprensibile (Tel Aviv). Sovrappeso bagaglio passato in cavalleria (Bologna e Catania).

Video Streaming Service

Benvenuti!

Il primo video  presenta le possibili scelte per inserire nel vostro sito dei video da visualizzare in streaming live or on demand illustrando brevemente le piattaforme Ustream e Vimeo.

Il secondo video è un dettaglio sugli  hightlights: contenuti indicizzati per capitoli che consentono al fruitore del video di selezionare solo la porzione di tempo dedicata all'argomento di suo interesse.

Irene Spadaro




cosa sono gli  hightlights 


Baciami

Baciami di quei baci senza labbra,
dove non c'è uno schiocco o un buffetto.
Baciami coi tuoi occhi che giocano a ping pong
con la mia intelligenza.
Baciami con quel silenzio che profuma di pace,
fuori dalla porta e lontano dalle mani
l'imbarazzo di chi non sa ascoltare.

Coniugazione divorziata

In testa da un po' il pensiero del modo e del tempo che governa la coniugazione dei verbi. Forse sarà stata un altra stella che deflagra nel mio micro macro cosmo. Le origini non sono certe. Quello che ha permesso al mio sguardo di focalizzarsi è stata la canzone di Gino Paoli "Una lunga storia d'amore" interpretata da Max al concerto della Jazz Band VDR a Marzabotto.
Mentre la ascoltavo disegnavo mentalmente l'immagine che accompagna questo post. 
Quante volte nel comunicare con l'altro sarebbe utile cercare di capire di quale parte del grafico stiamo parlando. Non ho mai tenuto il conteggio a scatti dei "sei sempre la solita" più che un indizio la certezza della pena.  "Chi io? MAI!" Per cercare di discostarsi il più possibile dal grado zero dove l'ascissa del collezionamento scuse trova un punto di quiete prima di cadere in un altro infinito.

Corde in vibrazione

Mi son svegliata con una gran voglia di suonare la chitarra.
Come le mattine ai Campi Scuola, dopo aver toccato branda alle 4 per ultimare le sintesi dei lavori svolti il giorno precedente. Date le menti creative con cui condividevo la passione educativa, le sintesi non erano quasi mai delle relazioni scritte ma delle mini opere teatrali, talvolta dei musical, in particolari occasioni costruivamo tanto di scenografia.

Re Quercia


Angelina è nata 2 giugno 1927. La più vivace dei partecipanti al laboratorio "La panchina del Borgo" che sto tenendo al Centro Diurno di Sasso Marconi (BO). Ha scritto questa favola e, mi sembrava una buona idea far interpretare ai suoi compagni i personaggi che hanno una battuta. Buona lettura e buon ascolto. Scarica l'audio clicca Podcast

Re Quercia era un Re bonaccione ed aveva un figlio che si chiamava Briciola. Briciola aveva una malattia rara: soffriva ad un dito del piede sinistro. Re Quercia interpellò tutti i dottori del Regno ma nessuno lo guarì.

Esperienza nel settore

Di sicuro non avevo più di sette anni quando osservai a voce alta che l'appellativo "mogliettina" che mio padre usava verso mia madre per incalzarla nel prepararsi ad uscire, congedarsi dai parenti, asserire diversamente un perentorio Sissignora, al mio orecchio non aveva nulla di tenero: "per me ti piglia per il culo".
La certificazione che avevo azzeccato un nervo scoperto sta nel fatto che non presi una sberla per la parola culo ma la mia arguzia scatenò nei due genitori una gara ad affermare la loro superiorità di adulti insieme ad una sfilza di "no ma che dici..hai capito male".

Preferito

Non avevo un cantante preferito.
Mi facevo andar bene i Pooh, Lucio Dalla, i Duran Duran (per cui tutte le mie compagna di classe svenivano), Giosi Cento, Franco Battiato, Giuni Russo e quello che passava la radio. In casa dischi dedicati alla mia età erano una raccolta dello Zecchino d'Oro degli anni '70.
Non avevo un film preferito.
Mi piace ogni tanto rivedermi "una donna in carriera" come oggi le trasformazioni di Andrea in "il diavolo veste Prada" offrono suggerimenti e stimoli, nonostante il film in cui ogni volta scorgo un dettaglio diverso è "La nona porta" film che mi costrinsero a vedere al cinema e di cui mi appassionai dal primo piano sequenza sulla collana dei libri della sigla iniziale.
Non avevo e non ho una squadra di calcio preferita.

Codice bianco

Aspetto di capire cosa diamine succede al mio tallone sinistro. Camminavo normalmente e poi un dolore lancinante.  Pronto Soccorso di Vergato codice bianco. A me il bianco in ospedale evoca pensieri molto poco rasserenanti. Certo ormai nel linguaggio è equivalente a cosa senza pericolo di perdere la vita, solo un'ora per avere udienza e magari trovare la soluzione che da sola non mi è venuta in mente. Un monitor grande porta il countdown di Vergato comparato ad altre strutture della provincia nel raggio di 100km. Fra un po' troverò il rimedio per tornare a scorazzare senza pensare a come appoggiare, le mie smorfie torneranno buffe e curiose. Per adesso sono contenta che non ci siano codici rossi.

Iré.... io andrò.


Il mio nome anagrafico è corto, 5 lettere con un bel significato e nel parlato colloquiale viene spesso ridotto ad Iré. Chi mi frequenta sa che non mi piacciono le distorsioni del mio nome sotto qualunque forma. Questo quel che ho sempre pensato di un nome guardiano prima di una virgola che difende la mia persona dal Titì Caterina di materna derivazione. Mi sono sempre partite delle espressioni sommessamente furiose all'udire le variazioni su tema Irene dal diminutivo allungato Irenuccia, Irenina, britannizzato in Airin e solo a mia sorella Letizia era concesso chiamarmi Nenè, talvolta mia madre emette un urlo acuto che dovrebbe essere un Airì ma è così assordante da essere irrilevante.

Spostati, sto viaggiando

File audio con la lettura del post scaricabile qui

Fra spostamento e viaggio la differenza si veste delle azioni da portare a termine, mentre è la disposizione d'animo nei confronti del "da farsi" che ne delinea i contorni. Quando l'area di competenza del mio lavoro comprendeva quasi tutta la regione Emilia Romagna mi è capitato, osservando le espressioni degli involontari compagni di coda, di distinguere nettamente la differenza di tensione fra chi percorreva quell'itinerario per lavoro e chi per svago.

Dai sottotitoli ai titoli di coda

Una delle cose che più apprezzo della produzione artistica attoriale italiana è il doppiaggio. Ci evita un mare di fatica, permettendo di imparare a memoria interi film. In molte altre parti del mondo, ed in tutti quei casi in cui vediamo un film in anteprima, ci occorre avvalerci dei sottotitoli. Mentre maneggiavo questa evidenza mi si è aperta una altra finestra, come i combo in tv per seguire due eventi contemporaneamente.
In passato ho avuto amicizie e relazioni in cui continuavo a sforzarmi di capire e di farmi intendere dal mio interlocutore. Una fatica immane.

Fugace

Posizionarmi sotto vento e consentire a quel profumo di sovrascrivere dentro tutto il carnet delle emozioni. Vento complice e malandrino, sollievo dal calore, tradimento per la percezione, gonfi le mie vele di terra annullando le direzioni. Al mare il tuo sentiero conduce, dal mare quel profumo mi cattura, in mare so di poterti abbracciare ancora.

Cartolina dalle Lettere

Tutte le lettere dell'alfabeto si spintonano, vogliono esserci. Antichi e sconosciuti caratteri ed ideogrammi rumoreggiano fra i filamenti della doppia elica. Ciascuno col suo verso, delineato dal proprio segno. Fremono in attesa di essere impressi, espressi, catapultati dal cuore in aria.  Alcune  lettere si consorziano per essere scelte come parole già pronte, fornite di senso compiuto, ma un attimo dopo tornano al loro primordiale scompiglio. Nessuna parola, nella sua carica etimologica, si sente al fine in grado di tratteggiare l'infinito che i miei occhi raccolgono. Un micro vortice genera il cucchiaino nel mare bruno d'arabica, un tornado fra le lettere ed i brividi. Una tua carezza, le lettere si acquietano in ordine sparso. I segni di interpunzione vigilano sulla bocca, per sbarrare l'uscita delle lettere furfanti, che davanti al tuo "cosa pensi?" compongano un imbarazzato e menzognero "niente", che fa fiammeggiare le altre lettere escluse dal dono di presentarsi  al tuo cospetto. Deglutisco il fruscio che crea la loro cartolina. Delegano alcune lettere per farmi giungere  il loro corale: "lascia parlare i sensi".   

7 parole

Era un BOSCO, fitto, dove la LUCE dolcemente accarezzava le foglie filtrando appena. Nella parte più intensa una CASA con una porta di quelle in legno antico e massiccio, con un battiporta e senza maniglia. Non ci sono serrature, ne fatica per entrare. A fare  da accoglienza alla porta una FATA allegra e frizzante insieme a tante altre fate, ed allora veniva da chiedere ma voi che fate? Fra un battito d'ali e l'altro risposero: facciamo quello che voi umani avete dimenticato, parliamo al SEME quando è sotto la terra in attesa della sua trasformazione. Gli ricordiamo che dentro di se ha tutto il potenziale per essere quel che già è nella suo formato compatto.

Il giardino di Pimpinella (è tutta magia)

Eseguito il rituale per far entrare gli umani nel mondo delle fate, i bambini iniziano a guardarsi intorno in quello che,solo pochi minuti prima, era solo un sentiero sterrato. Fata Pimpinella mostra a tutti la foglia della pianta che fa le carezze. Con mani sapienti ne raccoglie una anche per me. In testa all'allegro corteo Fata Pimpinella continua a salutare fiori e far carezze.  Curiosi i bambini porgono le guance, accompagno con un sorriso l'espressione, ora tenera ora furbetta, che fa da cornice allo  sguardo, seguendo il gesto che si lasciano fare fiduciosi e divertiti. La mia attenzione è di colpo attratta da un pianto inconsolabile. Chiedo alla mamma cosa fosse accaduto. "Vuole suo papà, glielo ho detto sta arrivando".

Un sacchetto per viaggiare

Tanto tempo fa in un bosco c'era una casa. Questo bosco era così fitto che non passava la luce. In quella casa abitava una famiglia ed il ragazzo, cresciuto lì, come il resto della famiglia non distingueva il giorno dalla notte. Così aveva imparato a giocare con le civette e con i lupi, con gli animali del giorno e della notte. Un giorno venne a trovarli una vecchina. Voleva parlare proprio con il ragazzo. "Ho saputo che tu sei amico degli animali del giorno e della notte ed allora sono venuta a portarti un regalo. Questo sacchetto di polvere magica. Quando tu soffierai un po' di polvere addosso alle persone che incontri, con le quali stai parlando, scoprirai cosa pensano veramente". E così il ragazzo prese il sacchetto, salutò i genitori e decise di partire per un anno a conoscere cosa altro ci fosse oltre il loro bosco.

Retino per l'effetto farfalla

Tutto va sempre e solo storto, un post dopo l'altro nelle pagine dei social fra link depressi e strappalacrime, fatti in cronaca che ben poco hanno a che vedere con il rimboccarsi le maniche ed essere i copiloti del proprio destino, telefonate fiume sul come ancora una volta integerrimi professionisti si comportano come strafottenti aguzzini, il consueto PIOVE Governo Tecnico, la crisi mondiale ed un nuovo nemico che ostacola la globale felicità, la fortuna è cieca  la sfiga ci vede benissimo e via di questo passo. Parole infilate in sequenza somiglianti al rullo news delle prime ore della mattina. Rallento il mio viaggio, scelgo un panorama campestre e lascio decantare tutto questo che mi suona fuori sincrono.

Caduta libera

Poche cose da rifinire per la prima di sabato 12 su tutto ho bisogno che il team senior si fidi di me. Alcune sono arrivate da poco, non con tutti c'è una confidenza profonda e, per il ritmo da sostenere, devo scalfire la superficie. Dovevo eliminare ogni margine di equivoco in poco tempo. Nelle relazioni di coppia capita di accusarsi a vicenda di mancato affidamento,  indicandosi a vicenda come il sottrattore di fiducia: "Tu non ti fidi di me". Così ho ribaltato la mia posizione in 2 esercizi di fiducia (chiudere gli occhi e lasciarsi toccare; cadere in tutte le direzioni ad occhi chiusi e senza muovere i piedi) così  sono stata io a cadere fra le loro braccia.

Perle

Perle cresciute dentro gemme cariche di acqua e preziosa storia. Perle che affiorano al mondo rotolando silenziose. Perle che non a tutti si concedono scrollando il loro fiume fra i ciottoli,  ridendo allegramente al solletico del vento. Da un corpo estraneo da espellere, prepotente nel suo dolore, arcigna persistenza  la perla ti avvolge in se per portati via. Di madreperla rivesti le azioni, in perle distillata da quel cuore morbido accerchiato di paura. Ti vedo generarti, timida e con forza millenaria pronta a far pulizia pur lasciando una traccia di rosso stridore dal punto in cui ti stacchi. Perla, amata perla.  Chissà perché il mondo si ostina a  chiamati lacrima

Graffi di Empatia

Graffiami la pelle, incidi sulla mia carne la tua presenza. Compagnia di viaggio, amica Empatia, mentre traduci quel che di intimo riconosco in me nelle vite altrui. Disegni il tuo itinerario cambiandomi i colori in rosse sottili linee. Sbucciarmi le ginocchia era roba da ridere, tu empatia sei affilata e precisa, cauterizzi la ferita, lasciando il segno ancora caldo. Senza la tua presenza non riconoscerei  il mio stesso nome, mi risulterebbe d'improvviso appartenente ad un altro corpo, una altra storia, un altro sogno.

Confezioni pronto moda

Vorrei che quello che vesto sia una semplice maglietta che si possa togliere all'esigenza con vesti più proprie. (Ilaria Capucci) . L'ispiratrice di questa colonna è una delle educatrici che più stimo e non voglio presentarla col suo lavoro tradirei il senso profondo che ha solleticato il bacino delle associazioni d'immagini ed emozioni. Arriva un momento in cui l'ambiente che frequentiamo, il lavoro più o meno tangente alle inclinazioni ci restino cuciti addosso divenendo l'unico modo in cui presentarci. Ogni tanto quando mi chiedono "tu fai teatro?" rispondo "anche!". Aderente, quasi bagnata anche in pieno inverno, la maglietta può avere la foggia di un camice o la tuta di un metalmeccanico. Dal momento che la nomea ti precede, nel bene o nel male, anche se indossi con disinvoltura un pregiato abito da sera durante una serata di Gala, troppe volte anche i complimenti rimangono legati alla maglietta.

Domanda ed Offerta

Sul mio diario Facebook Paola Mura  scrive: Mi piacerebbe sapere cosa pensi di questa frase "Se qualcun'altro ti vuole,allora il tuo prezzo sale" (cit.) Scandaglio i due risvolti dell'affermazione: professionale e relazionale.
Quando offri ed hai un solo compratore arrivare a patti non prevede la concorrenza come coefficiente di valutazione: è una questione di mercato. Talvolta si va in svalutazione o in caso di bassa stima ai "saldi per incendio" (cit.Die Hard 4).

Polvere pirica

Nera, profonda e scura quella notte. Perla non riusciva a riposare. Il suo ciclo circadiano era insofferente. Nessun dolore strettamente epatico, solo l'impossibilità di dormire quando tutti gli altri erano nel pieno del riposo notturno. Lasciò la comitiva, tutti al sicuro ciascuno dentro il loro sacco a pelo. Una torcia a dinamo ed i fidati scarponcini. Si addentrò nel bosco che nel pomeriggio avevano attraversato ed i suoi occhiali curiosi erano caduti su un capanno coperto di edera e costruito per resistere al vento. Non sembrava abbandonato ed un po' di luce scintillava verso l'esterno. Pensava di accovacciarsi e sbirciare se ci fosse vita e poi magari continuare il suo notturno vagabondaggio, ma appena fu vicina, la porta si aprì delicatamente ed un ometto col grembiule da fabbro la guardò invitandola ad entrare.

Cameretta e Diario Segreto

Due cose mai avute o almeno di sicuro possedute ma mai privatamente godute. Di diari me ne hanno regalato qualcuno per il compleanno, dato che scribacchiavo idee, ma un diario richiede una disciplina e del metodo che non ho mai avuto. E poi a cosa serve? Non ho segreti che altri leggeranno furtivamente, non ho eventi poi così eccezionali da custodire e soprattutto non ho una cameretta dove segregarlo.
In infanzia condividevo il divano letto con  mia sorella, sulla quale nottetempo, con le luci della penombra, vidi la testa piena di serpenti, dei quali avevo terrore. La mia Ostetrica Dell'Anima mi ha detto, anni e anni dopo, che se fossi stata indiana sarei divenuta subito una figura di riferimento per la capacità di vedere una manifestazione divina di tale portata, ma nel mio meridiano meridionale, una buona camomilla e le preghiere di una santona misero tutto a tacere. Il divano letto si trovava dentro la sala da pranzo, ovvero quella stanza dentro la quale non si vive, viene pulita e chiusa solo per l'arrivo degli ospiti o per le occasioni di festa. A me e mia sorella era consentito dormirvi, quasi un privilegio.  

Rosa e Menta

Due dei profumi intensi che mi dan il buongiorno ed il bentornata a casa. Non un vero giardino, un pratino spontaneo che ho solcato con le gomme dell'auto. C'è del verde che non curo, un pergolato di uva che presto crescerà creando dell'ombra, non per merito mio. Nulla nel verde davanti alla mia porta è merito mio. Ci sono delle rose, degli iris e tanta profumatissima menta. Lei mi saluta appena le passo vicino, si lascia staccare senza opporre resistenza ed infilare nel bocchettone dell'aria dentro la macchina. Chissà perché una cosa così bella ha la stessa trascrizione dell'imperativo di seconda persona plurale del verbo mentire. Eppure non è affatto bugiarda. Lei le sue foglie larghe, quella promessa mantenuta di freschezza, autentica e fedele a se stessa.
Non malva curativa, non basilico da pestare solo menta. La tengo lì fra i denti, lei che per prima vince il gelo delle nevicate ed orgogliosa dice "sono ancora qua!" infestante e resistente alla mia indifferenza botanica. La ammiro, cara pianta che tutti i passanti del mio giardino affascina e saluta. Ed anche se viene brutalmente saccheggiata, foglia dopo foglia ricostruisce più rigoglioso il suo spazio mentre le rose lì vicino la stanno a guardare, cedendo i loro petali dopo il ciclo del nascere e sbocciare.

Un ellisse, due fuochi, tre saggi, quattro regole.

Sopra la nuova posizione del divano c'è una cornice: la locandina del primo saggio di Teatra'ndo vai dove tutt'intorno ho incollato dei bigliettini che ciascuno di loro ha scritto per me consegnandoli alla fine di "finto brutale col dado". Quando una emozione è molto forte vado in catatonia. Non sorrido, non piango, mi congelo. Un paradosso per essere proprio io la maestra che li guida ad approfondire ed abbracciare anche le loro emozioni meno piacevoli da trattenere. Cominciammo Il 26 aprile 2010 come beta test ed M. aveva solo 2 personaggi (il gay e l'urlatore), E.P. solo 2 emozioni (sommessamente arrabbiata e la coccolona), L. se interpretava il ruolo della madre era solo una furiosa bastonatrice, D. appena possibile si aggregava al casinista disponibile, G. con scarsa capacità di ascolto metteva il muso subito, E. taciturno terrorizzato dalla forza delle sue emozioni violente, ecc.

Cristalli di Ametista

Tante volte i conti non tornano, la sensazione dai toni più accesi asserisce che la vita ripaga con moneta falsa tutti i nostri sforzi mentre chi fa degli altri l'uso irrispettoso dello zerbino, non si cura affatto di prenderne coscienza. Cercando cosa è andato storto, dove abbiamo fatto male per meritarci un ritorno così maleodorante, ti invito a visualizzare una panchina in un parco con grandi alberi, siediti e cedi alle loro foglie le tue tossine. Solo degli occhi limpidi si accorgono dei vetri appannati.

Non dar soddisfazione

Fra i buoni consigli offerti da chi non può dar fulgido cattivo esempio (cit De Andrè), non dare soddisfazione è quello che più appartiene alla tradizione da cui provengo ed anche il suggerimento che più mi snatura. Non dar soddisfazione non lo dire che per te è un perfetto cretino capace solo di battute volgari e con poca fantasia, non ha chiesto il tuo parere artistico. Non  dare soddisfazione, a cosa ti serve scoprirti il fianco a farsì che sappia che ti mancano i suoi baci, cosa se ne fa delle tue apnee emotive, sii superiore ai tuoi stessi sensi. Non dar soddisfazione. Tanto non torna indietro di un passo.

Color y Luz

I maestri imprimono sulla tela le suggestioni dei colori,
 morbidamente panneggiano il duro marmo.
I colori dell'arcobaleno sono la tavolozza giusta 
per dipingere un po' di luce 
attraverso il cielo che stai guardando.
Intingo il dito e disegno il tuo profilo
fra le nuvole e le stelle.
(In Foto il quartiere dove sono nata)

Come si fa!

Come si fa ad avere la pelle in fiamme 
senza alcun eritema
sentirsi calda quando rilevo 8 °C.
Inalare l'aria che solletica di menta la consistenza,
insieme al brivido ricorrente 
ogni volta che guardo la linea delle sue labbra.
Come si fa a sentire il tempo dilatato ed inconsistente
mentre le scadenze mi ricorrono.
Come si fa a staccare la testa
sempre pronta a cercare le parole
per descrivere  quel che non le usa per esistere
e dialoga incessantemente fra respiro e sensi.

L'errore non esiste

Appena pronunciata la prima regola di Teatra'ndo vai, genera in quasi tutti gli interlocutori  una espressione perplessa, ebete o attonita. 
Ebbene sì, l'errore non esiste.
 Fondamentale fin dall'inizio, togliere di mezzo il senso di inadeguatezza, la paura di sbagliare, il senso di colpa che paralizza l'iniziativa. 
Non possiamo essere in errore, stiamo imparando! 
Quante volte nell'imparare a camminare siamo finiti per terra col sedere? Le abbiamo contate? Ci sono state rinfacciate? Mi piace restituire l'infantile coraggio di chi sta imparando a vivere, a conoscersi e conoscere ciò che, all'apparenza, è solo teatro.

È sempre una questione di luce

Medesimo il colore dell'iride
su cui rimane impresso il tuo profilo.
Ben poco nei somi è cambiato
ancor meno nell'abbigliamento che accarezza il corpo 

in cui affondando i miei pensieri.
Forse i capelli, non di certo il sorriso.

Tutto al contrario

Da sempre scambiano mia sorella per mia madre.
Nata al mare sto tanto bene in montagna.

Cresciuta in una città indisciplinata 
non sono mai stata in grado di far manovra senza allacciare le cinture.

Spettro e ricatto nell'esser "figlia lontana" 
e non vi è traccia della mia esistenza nella casa materna.

Sono enorme ed ingombrante nella totale invisibilità.

Armeggio con il dizionario compiendo acrobazie lessicali 

ed una sola delle sue parole mi rende muta.

Danzano le mani


Danzano le mani dai polpastrelli al polso
libere ed intrecciate sulla linea della vita
raccontano l’un l’altra che non è finita.
I dorsi scivolando, fra i palmi la saggezza
non più in là del viso si slancia una carezza.
Un ritmo in levare accelera la danza
passione ed allegria impregnano la stanza.

Intensamente in te


Carissimi tutti, ben trovati e ben ritrovati, questa settimana puntata carica di sentimento, tenetevi alla larga oh voi diabetici emozionali. Pensata per essere ascoltata alle 21, e chi la ascolterà alle 11 o alle 16 non ne abbia a male. Una musa ha bussato alla mia porta, e non ho resistito.
Un duetto emozionale con Paola Mura:  Immagina di estrapolare una goccia d' essenza da un bicchiere colmo del tuo stesso profumo con un conta gocce... e poi lascia scivolare le note di testa per comporre una fragranza che riecheggi nell'ombra che lasciano i tuoi passi.

Solo una Rossana


24 ottobre 2011 Il lavoro mi costringe ad una giornata estenuante. Nulla di differente dal consueto ritmo senza fiato dei momenti in cui compaiono dei lavori extra da portare a termine, ma il 24 ottobre non deve essere un giorno come gli altri. Se non può essere speciale e godurioso per il relax (non ho memoria di una volta che lo sia stato) che almeno riesca a collezionare più sorrisi possibili ed il maggior numero di “Auguri” possibile.
Compero due pacchetti delle mie caramelle preferite le Rossana.

Quanto male fa questa foto qua

Essere reporter oggi è a portata di mano. Della tragedia del Giglio ci sono oltre alle informazioni dei soccorritori di ogni corpo e preparazione anche i video dei passeggeri dove urla, preghiere e terrore diventano fotogrammi di memoria collettiva. Forse per un atto dovuto il Comandante De Falco ha informato il suo collega interlocutore che stava registrando la chiamata, un tentativo di metterlo davanti alle tanto amate ed odiate telecamere prima che i fatti generassero il collegamento fra un cognome ed una attitudine del Paese.

fresco dolce profumo ritrovato

Da qualche tempo ho ripreso a percepire dal naso le emanazioni intellegibili con l’olfatto, puzze, profumi di cibi appena cotti, fragranze negli elettro emanatori, deodoranti. 
Ogni anno il 25 novembre in occasione di Santa Caterina, mio padre aveva come consuetudine di celebrare l’onomastico di mia mamma, e del mio terzo nome, portando un profumo. 
Di certo non se ne intendeva e lasciava fare alla commessa. 
Oltre agli altri doni per ricorrenze obbligatorie, sbrigativamente assolti con denaro contante, questo aveva un suo valore aggiunto: la fragranza. 
Non ne ricordo molti, anche perché la consuetudine di portarlo anche a me iniziò verso i miei 14 anni e non ho memoria di Festa della donna in cui venissi omaggiata. 
Mia mamma ad un certo punto scelse per elezione il Presage Atkinsons, per cui il su pellegrinaggio fra le fragranze terminò la sua corsa. 

tempus fugit

Era il primo luglio del 1986, un momento dell’estate che trascorrevo con mia sorella Letizia e relativo consorte Tino al mare a Santa Teresa Riva (Me). Quando mentre sto preparandomi per andare al mare eseguendo le rituali azioni igieniche, zampilla dalle mie parti basse del sangue.
Inizio a piangere in preda al terrore, avevo capito giusto? Stava succedendo davvero? Non potevo più andare al mare come prima? Sarei stata preda dei mal di pancia che avrebbero svelato la mia profanazione della nutella? Da quel momento in avanti la mia vita non sarebbe stata più la stessa, non sarei più cresciuta di un cm (a 12 anni ero circa 140cm non è che poi abbia svettato), potevo rimanere incinta anche se non avevo ancora capito come?
Letizia raccoglie la mia disperazione ed inizia, con il suo stile da pollice verde, a liberarmi dalle erbacce delle informazioni non corrette o del tutto sballate che avevo in merito.