Voglio un altro parere

Un parere che non quadra, la ricerca di una via d'uscita differente da quella che qualcuno di competente mi sottopone.
Voglio un altro parere.
Sarà poi vero che cerchiamo solo conforto nelle persone che la pensano come noi? Sto bene tutte le volte che mi metto in discussione, tutte le volte che mi lascio scombinare gli equilibri e che ci metto il cuore.
Adesso però voglio un altro parere. 
Sono stanca di non potermi arrabbiare, di chiedere scusa se sono infastidita e mi esprimo in modo sconnesso.
Mi è bastato offrire i miei doni a chi davvero ne ha appetito. 
Far ritornare gioia nel mio modo di condividere dal caffè al pianto.
Parlare coi piedi sereni sotto un tavolino.
Fidarmi di quel che sento conosco e riconsco per respirare subito brezza di mare.
Dare le spalle alla montagna che tentavo di spingere, 
ed accorgermi che qualche metro più in là mi stavano aspettando per un pie nic.
Spostare l'attesa di un gesto, allontanare le aspettative 
e godersi il momento in cui arriva quella chiamata che tanto prima agognavo e rispondere "non oggi".

Voglio un altro parere, a mia libertà per non andare a parare, una altro dolore da mettere a parete.

EBOLA

Radio Anch'io del 15/10. Per capire e conoscere l'Ebola. Uno dei servizi meglio realizzati sul tema

Fuori codifica

Mi ritorna in mente una famiglia del quartiere dove sono nata i cui figlioli erano un flagello per l'Oratorio domenicale. Garantivano risse e bisticci, impossibile parlare loro di rispetto degli altri e non poche volte vennero allontanati per azioni di deliberata violenza.
Non sono mai riuscita a trattarli come degli appestati, come gli inquinatori dello spazio in cui operavo. Gli lasciavo fare le battute sulle mie tette via via più grandi anche perché un istante dopo arrossivano. Brutta gente, non li frequentare, stai alla larga.
Una notte strillò il campanello di casa con una certa veemenza. Mi affacciai distinguendo uno di loro accompagnato da un Carabiniere. Invitata a scendere mi accertai che stesse bene e fui invitata a seguirli.
Hanno tentato di rubarmi lo scooter 50cc un Aprilia Amico viola e blu (furba io che lo lascio fuori con solo una catena), ma i ladri  dileguatisi  prima dell'arrivo dei carabinieri in pattuglia, lasciarono spazio all'unica deduzione possibile trovando lui da quelle parti.
Non sporgo denuncia nei suoi confronti, so che non lo farebbe mai, come lo so? Lo so e basta!
Da lì in poi non potei più  usare lo scooter  scassinato.
Qualche tempo dopo la mamma del ragazzo scovato il mio numero telefonico fisso chiamò per cercare di ringraziarmi. Non mi trovò ma nacque un sodalizio di cortesia fra lei e la mia mamma. 
Quando racconto quel che è il filo rosso del mio modo di essere, di promuovere la dignità dell'altro, di prendermi cura di quella porzione del tutto che non sfocia in malattie o disturbi DEVO specificare che NON ho una laurea, che NON sono una gran serie di qualifiche per cui altri hanno studiato.
Oggi  mi torna in mente quella famiglia, che ha dormito almeno una notte in più senza il pessimo risveglio di un figlio che ancora una volta si è messo nei guai per opera di una che NON fu e non è tante cose.

Scoperchiato Copernico

Il giorno e la notte si avvicendano cedendosi il passo sfumandosi l'uno nell'altra. Questa era l'unica cosa che restava immutata mentre quello che Copernico chiarì nel sistema eliocentrico avrebbe stravolto le certezze precedenti.
Fino ad un minuto prima si era a conoscenza che era il sole a girare intorno alla terra, poi fino ad oggi sappiamo che la terra a gira intorno al sole.
Cosa cambia nel profondo delle azioni e del succedersi del giorno e della notte quando, dopo un tempo di silenzio introspettivo, di pace per tutti i rancori, smetto di conoscere quello che mi viene offerto come vero ed inizio a sapere dove abita il respiro copioso della felicità? Il battito del mio cuore certifica che sono sulla strada che mi allontanerà sempre più da alcune convinzioni che hanno limitato l'apertura delle ali. Danzo sulle mie pulsazioni. Mi torna in mente quando cercavo di spiegare a dei ragazzi dell'Oratorio che il ferro puro non esiste. Venni derisa. Toccavano tutti gli oggetti metallici chiedendo con tono da burla:"questo cos'è?". Avrei potuto prendere il libro di meccanica, portarli col dito sulla lega Ferro Carbonio. Avrei potuto illustrare la differenza fra l'acciaio e le sue leghe, l'alluminio e tutte le altre leghe leggere. Non lo feci. Sapevo che è la terra a girare intorno al sole e non mi sarei guastata quel pomeriggio di aria e di giochi solo perché io ero nel triennio superiore e loro ancora alle medie.
Guardo alla me stessa che abbraccia tremante le sue convinzioni perché sono l'unica certezza in cui crede, temendo di affogare se lascia quello scoglio.
Il mio cuore racconta storie incomprensibili per alcuni, echi risonanti nel cuore per altri. Ad ogni modo il giorno cede la scena alla notte, ed userò la notte per far scintillare i sogni ad occhi chiusi, mentre di giorno banchettano i sogni ad occhi pieni di gratitudine.

Generosità GeneroMetà

Quando ho messo la lente a sinistra e recuperato di colpo una gran parte del campo visivo, gli oggetti che avevo maneggiato fino ad un secondo prima acquisirono d'improvviso spessore, colore, definizione. In questi giorni che mi avvicinano al disvelo mi lascio interrogare sempre più da questo velo, come e cosa cerca di farmi vedere nel togliermi la vista, il senso prospettico dei miei gesti, io che con gli occhi ci parlo in abbondanza.
So di essere generosa. Do tutto quello che sono, quello che ho è solo una piccola parte materiale.
Impedirmi di comunicare, di scambiare, offrire equivale a mutilarmi.
Mi ritorna in mente che alle superiori dissi ai miei compagni di classe di essere in grado di capire cosa stessero pensando guardandoli negli occhi.

Veleja - Festival di Teatro Antico

Nei miei itinerari piacentini di lavoro mi imbatto nel volantino del Festival di Teatro Antico di Veleia Lugagnano sull'Arda. La loro prima data coincide con l'ultima del Festival della Commedia Antica e poi non è proprio a portata di mano.
Poi le rotelle iniziano a muoversi. Voglio proprio ascoltare Gioele Dix, vedere questo Festival, il luogo, le persone. Organizzo il lavoro, faccio in modo di restare da quelle parti.
Arrivare a Veleia è un po' come arrivare a Castel di Casio o da Don Minicu insomma strada collinare dove un cerbiatto mi attraversa la strada ricordardomi che è casa sua.

Festival Mode Off

Su il sipario, nastro di partenza..ma come si dice quando qualcosa si chiude?
Festival della Commedia Antica, di questa quinta edizione porto con me le osservazioni e la buona volontà di tutti i Teatra'ndo Vai team. Sentire qualcuna dei junior che traduceva alle altre le canzoni di Beppe Barra per poi scoprire che non era la pugliese ma la bolognese.
Tante giornate pesanti fra lavoro, maltempo e voglia di vacanza. 
Prontezza di riflessi, allegria, presenza di cuore e di spirito.
Tutti potevano essere ovunque, legittimamente su un divano o al parco invece erano lì ancora una volta a gustarsi gli spettacoli e rimboccarsi le maniche insieme agli altri volontari all'opera.Ciascuno sapeva cosa fare anche senza di me. Quando sono rimasta rallentata dal traffico è bastata una telefonata e tutti si sono messi a dividersi i compiti. Con l'ultimo ballino di paglia posizionato si è alzato il nostro personale sipario con un corale ed abbracciato MERDA MERDA MERDA, con la riconsegna della cassapanca il nostro inchino al pubblico che abbiamo accolto.
Così fanno eco nel mio cuore i loro messaggi, mi commuove di gratitudine la presenza.

Riduzione minimi termini

In alcune formule matematiche minimizzare agevola l'ottenimento del risultato, fra le persone questo non è traslabile. Ho raggiunto il livello di saturazione delle conversazioni in cui l'etichetta, la classificazione, l'indentificazione della persona è contenuta riassunta e qualificata  nel suo lavoro, nel genere di appartenenza, nell'hobby o nella provenienza geografica. Far notare, coi propri mezzi, che si sta subendo una riduzione ai minimi termini, il più delle volte scatena reazioni al vetriolo.
Dialogare con possenti e virtuosi cavalli coi paraocchi: se gli allarghi l'orizzonte si terrorizzano.

Tutta la merda concima, forse

Sicura delle mie idee  poco mi importava piacergli  per forza, conoscevo bene chi sabotava ogni mia iniziativa, avversari per partito preso che aggiravo come boe in una regata.


Quando i nemici sono più onesti degli amici, quello è il preciso momento in cui la pugnalata alle spalle e già carica.

 Quanta piccolezza, quanta miseria, da quelle bocche che traboccavano di salmi e istruzioni di vita. Non mi aspettavo nessun bene, ancor meno  mi sarei aspettata tanto male. Mi sarebbe bastata l'etica professata. Avete elargito la vostra generosità a chiunque, e dopo anni con la stessa passione a lavorare fianco a fianco per un'unica missione, dalle vostre fogne sotto il naso uscì la sentenza senza mai avermi affrontata o affiancata: "se devi cacciarla cacciala, non gliene frega niente a nessuno".
 Oggi grandiosi pezzi di merda, che se vi siete voluti al massimo siete coproliti, dichiaro la vostra totale sconfitta:  il Bene Supremo vi ha solo usati per farmi ascoltare il mio cuore, farmi sganciare da un covo di serpi ammazza serpi, e portarmi dove, a mille chilometri di distanza posso ancora far germogliare speranza.

Se mentre leggi questo post sei o conosci qualcuno che sta attraversando un momento in cui sei circondato da merde dai sorrisetti ipocriti ti incoraggio: "lascia stare le merde, non impastarci ancora le mani. Il Bene Supremo le sta usando per concimare. Loro restano merde, tu diventi un fiore"

Pianoforte a 4 mani

E tutto diventa leggero. E tutto diventa palpito.

Den e quel suo profumo d'infinito.

Un infinito che accarezzi, che sfiori col fiato sospeso, che speri, di più, che credi di avere a portata di mano, e che invece è sfuggevole come sabbia fra le dita...

Sabbia che veste la spiaggia, sassi piccolissimi nati chissà dove, parti di immense montagne fra pioggia e correnti.

Sfugge via il senso dell'immenso solo a chi ne percepisce la presenza.
Chi lo teme chiude la sabbia in clessidre. 
Chi lo ama si fa sabbia per giocare con le onde.

Den Mazzolini e Irene Spadaro

Tutto questo nasce sulla bacheca di Dennis, pensavo di essere fuori luogo e lui mi ha restituito il coraggio della condivisione artistica, pubblicando la risposta che timidamente ho scritto in forma privata. 

L'arte non è mai fuori luogo (Den Mazzolini)

Semplice sapienza


Vestì i suoi sandali per recarsi dal Maestro.
"Mi sono ferito"
Senza indugio il Maestro consigliò acqua e sale.
"Mi sono fatto male, sono tutto un dolore"
Preciso il Maestro lo esortò ad esprimersi meglio,  sfruttare al meglio ogni minuto che il Maestro gli stava offrendo indicandogli nell'arnica la  via per il suo benessere.
Si congratulò con l'allievo per la raggiunta capacità di cercare in se stesso la causa del male nei suoi sintomi, ricordandogli che silenzio e digiuno sarebbero sicuramente stati utili per rafforzarlo nel suo cammino. Infine il Maestro scelse dal suo sapiente cuore una frase, quella che per il Maestro era ciò che realmente necessitava ascoltare.
Ringraziò salutando come di dovere.
Corse a perdifiato a casa di un amico semplice.
Quello sentì i passi frenetici a distanza e gli aprì la porta prima che potesse bussare.
Senza chiedere, spiegare, aggiungere lo abbracciò.

Lost and Found

Gettava distrattamente l'occhio sul cronografo che aveva in mano, appoggiando le spalle al muro.
Il nastro trasportatore rullava il suo lavoro e gli altri compagni di volo prelevavano con garbo variabile il proprio bagaglio.
Rimase solo la sua valigia a proseguire la passerella fino al totale arresto del nastro.
Attese e attese ancora.
Altri voli altre valige vennero caricate nel medesimo serpentone nero a scaglie. La polizia notò quell'insolito stazionamento e la raggiunsero per accertarsi delle sue intenzioni.
Guardò il cronografo stoppandolo finse un malore. 
Quanto tempo occorre per sapere che quel bagaglio che ti sei portata finora d'appresso non appartiene più al tuo viaggio?

Soul OGM free

Qualcosa di buono ho seminato. Non calpesterò il raccolto solo perché è nato bitorzoluto secondo i canoni del mercato. Sono gli stessi regolamenti che fanno fiorire Monsanto e le sue porcherie industriali. Esistono OGM anche nello Spirito. Una alla volta, dopo averla osservata, verrà allontanata dal campo dei miei talenti. Quel che genera felicità resterà con me, tutto il resto  mi intossica. Il seme di laboratorio perde il suo diritto di deridere il seme di campo che da millenni conosce i terreni e le stagioni, la saggezza e la gioia. 

Eco dalle Antenate

Sposto appena appena quel che mi eclissa l'anima.
Spiragli di luce, estro creativo, gioia e bellezza guizzano dalla crepa generata nel buio fitto.La fatica è tanta, mi sento poca poca cosa, disidratata per lo sforzo.
Affamata di luce tengo gli occhi puntati su quello spiraglio.  
Una luce così intensa che però mi sta accecando.
Le ossa in un'Eco distinto veicolano un suono ancestrale: 


sposta quella montagna per risorgere  


Richiamo la forza di tutti i miei muscoli,  ma quel masso enorme lancia su di me le sue tenebrose bende che mi stritolano, mi accalorano senza fuoco, la vita, le cosce, il petto, le mani. Si muovono con fare sinuoso e incantatore. I loro nomi sono "non sai, ignorante, incapace, taci,obbedisci
ma bisbigliano tutte la stessa parola con voci diverse:"te lo dico per il tuo bene".  
Iniziano bendarmi gli occhi, con cui finora, ero riuscita a respirare. Voglio con tutta me stessa rispondere a quell'Eco, genuino messaggio più grande della montagna che mi adombra, più grande del Cosmo.


Madri mie, mie antenate,
ridate luce dei miei occhi
Vita a questo ventre che si sta inaridendo.
Per essere il dono che sono cosa devo fare? 
Non ho forze, non ho vita, come posso spostare quella montagna?

E l'Eco squarciò il calore delle bende che smisero di stringere pur restandomi addosso.  Chiaro e distinto, dal mio sesso al Cuore, ferma e dolce  risuonò la voce:

 Danza alla vita

L'erba voglio

Ne ho cantate di preghiere a cieli falsi e inutili
implorando sole a chi rispondeva sempre "adesso no".
Con l'anima che sbatteva contro veli di ipocrisia
duri come pietre sui desideri e l'armonia.
Balbettavo quel cinguettio di generosità
e finché è comodo ricevevo dei "vieni qua".
Poi tanta scienza a dirmi come essere e come no
a tutte le mie domande con il corpo rispondeva "boh"
Un dolore fra le ossa chiede di muovermi ancora
di non aspettare la bonaccia dell'aurora.
Saranno la tenebra e la luna a vestirmi le spalle ed i capelli
raccolgo dalle ciglia i miei amabili frutti più belli.
Voglio arrivare al nord passando da sud
voglio credere a quei talenti che ho sotterrato 
Si lo voglio, mentre serpeggi nella mia testa a mordermi il cuore.
Indolenzita fin dentro per quello che ho accettato di cedere
piagata alle ginocchia, negli occhi io   voglio   credere!

Mazinga

Primi minuti del risveglio ed in testa una canzone dell'infanzia nella parte che fa "non conosce la paura né sa il dolore che cos'è, lotta cade si rialza e sempre vincerà".
Subito si sono affiancati i volti di tutti coloro che ogni giorno sanno benissimo cosa è il dolore e la paura e nonostante queste forze aumentino la viscosità del terreno e trasformino un terreno soffice in sabbie mobili, lottano, cadono e si rialzano. In questo già la loro vittoria. 

Quarto Caffè

Quarto caffè e pare proprio che non riesca a svegliarmi. Cado senza tonfo fra le immagini fluenti dei tuoi tratti, di come il vento ti pasticcia la chioma e tu sorridi. Aumenta di tazza in tazza la quantità di caffeina per destarmi dal continuo sogno del tuo profumo, ne fuggo attratta, danzo e canto al muoversi di qualsiasi tuo gesto. Parliamo per ore ma se ti sfioro riprendo a sognare, richiudo gli occhi per riaprirli nell'immenso che abita gli abbracci dal respiro differenziato. La tazza comprata in Spagna mi riporta ai viaggi senza biglietto fatti fra le tue storie e il tuo tepore. Finito il caffè vedo il fondo, leggo la realtà, mi arrendo, non sto sognando è tutto vero.
Quanto sei bello mi splendido geranio.

Regina delle Maree

Rimango in silenzio qui al fresco a guardarti, Regina delle Maree. I piedi in terra, il cuore galleggia. Ti sento attirare tutta l'acqua che abito, tutto il vapore che fumante mi annebbia lo sguardo, il gelo stanziale di antichi ghiacciai mutevoli col tuo passaggio di stagione in stagione. Piccola, un puntino che guarda la tua corona di luce brillante. Ti sfiorano tutti i sensi dell'anima, mentre l'acqua sale di livello sul margine delle palpebre. Non distinguo il cielo dalle fronde, tutto di me gronda.  Accovacciandomi accarezzo i fiori che riposano nella quiete, ne raccolgo il profumo fra le dita senza disturbarli, mentre la mia pelle sa di mirra e melograno. Mi tolgo le scarpe e l'aria mi solletica un sorriso risvegliando quel desiderio di inzuppare la mia acqua nella terra e lasciare che si impasti di fango e di vita. 
Regina delle maree che governi il raccolto, tu che raccogli i miei sospiri quando il sonno interrompe brusco il suo racconto.
 Alla terra lascio le acque salate degli occhi, saprà come nutrire chi ha sete, a te offro la volontà di saper urlare al cielo di notte la gioia e la rabbia, l'allegria e il dolore che nelle viscere mi richiama chi da viscere intessute di vita avviò la trama dal mio racconto. I denti si serrano, ed il viso muta la forma sciogliendosi in cera deforme e rugosa.
Non so chi sono, una parte del tutto, un niente vuoto e senza frutti, mentre dai piedi un brivido tintinna fra le ossa e mi riporta alla radice.
Sono un sogno da sognare, una vita che canta d'Amore
con la voce stonata ubriaca di candore
voglio liberare tutto il pianto fra nascoste odissee
dal cuore agli occhi le mani innalzo alla Regina delle Maree.

i.Dee il logo

Durante l'estate, fra una gita al mare  e il Festival della Commedia Antica, supportata dai libri "dalla parte delle bambine, ancora dalla parte delle bambine, le Dee dentro la donna" si forma fra i miei pensieri questo logo. Venere e Marte, femminile e maschile che sono parti del nostro intero. Pensare al fatto che siamo tutti, uomini e donne, degni del medesimo rispetto, tutti esseri divini, creativi, fantasiosi.

Cerrar ciclos

Chiudere un ciclo. Così al primo sguardo superficiale mi viene in mente la bicicletta Graziella che richiudibile era tanto comoda da infilare nella vecchia FIAT 600 di famiglia e andare a farsi un giro alla villa Mazzini (Messina), alla passeggiata al mare nei pressi della Fiera, nei giardinetti vicino al Museo Nazionale (Messina).
Godendomi la profondità di questa frase ne sento tutta la pervasiva forza in un filamento sottile. Zafferano in pistilli per il gusto e la rarità. Ne percepisco la forma circolare che non continua su se stessa il giro. Distribuisce omogeneamente tutte le forze spese per arrivare da punto A a punto A fino ad apparire circolare. 
Tornare a Piacenza dopo otto anni per lavoro mi fa guardare a questo aspetto.
Staziona fra lo stomaco e la base dei polmoni quella velata paura di lasciare qualcosa che conosco per altro che in fin dei conti è ignoto. 
Se avesse voce direbbe "lasciami provare ancora, sarà la volta buona".

il 14 porta bene

Oggi ci si sveglia per non farsi calpestare, oggi si spengono le luci per ricordarci che lo spreco consuma risorse che non tornano, oggi con quel che vi pare celebriamo la gioia della forza che muove il mondo, l'Amore. Ho il cuore contento, vedo i post degli amici single e ricordo che per il 14 febbraio preparavo delle monoporzioni di torta al cioccolato e facevo il giro degli amici a cui dire "ti voglio bene".
Abbiamo bisogno di riti, di date in cui poter far ricorrere gli avvenimenti, per festeggiare, per ricordare. 

Credo

Credo in quelle cose troppo belle per essere vere, troppo facili per funzionare, come chiedere aiuto e dire grazie lasciando luccicare gli occhi. Credo che sia per un innesco virtuoso che sono circondata da persone meravigliose. Credo che il controllo su tutto sia impossibile e che quando mi lascio fluire, accetto il mio istinto che esorta "molla la presa", è quello il momento in cui fioccano le risorse inattese.
Credo che ogni volta in cui non mi ascolto, dalla strada da prendere al silenzio da dedicarmi, mi ritrovo come esito un disastro di portata variabile e lì ammettere a me stessa che ho avuto paura.

Tante cartoline e pochi bagagli

"Non mi fare salire sul palco". Come premessa per una donna che inizia un corso di teatro è più che insolita. In Teatra'ndo Vai puoi cominciare anche così, con l'esplicita richiesta di non esibirti. Per me lo spettacolo è meno importante della persona e nel concentrato delle nostre quattro regole (pensate, amate, pregate e lavorate tutta una vita) persone come Daniela Giordano (nella foto) trovano una complice di trame letterarie e sintonia con Daniela Soprani, un giornalista che segue Teatra'ndo Vai scrive di noi su Bologna Planet e grazie a Dora Carapellese abbiamo il nostro primo Comunicato Stampa.