Polvere pirica

Nera, profonda e scura quella notte. Perla non riusciva a riposare. Il suo ciclo circadiano era insofferente. Nessun dolore strettamente epatico, solo l'impossibilità di dormire quando tutti gli altri erano nel pieno del riposo notturno. Lasciò la comitiva, tutti al sicuro ciascuno dentro il loro sacco a pelo. Una torcia a dinamo ed i fidati scarponcini. Si addentrò nel bosco che nel pomeriggio avevano attraversato ed i suoi occhiali curiosi erano caduti su un capanno coperto di edera e costruito per resistere al vento. Non sembrava abbandonato ed un po' di luce scintillava verso l'esterno. Pensava di accovacciarsi e sbirciare se ci fosse vita e poi magari continuare il suo notturno vagabondaggio, ma appena fu vicina, la porta si aprì delicatamente ed un ometto col grembiule da fabbro la guardò invitandola ad entrare.

Cameretta e Diario Segreto

Due cose mai avute o almeno di sicuro possedute ma mai privatamente godute. Di diari me ne hanno regalato qualcuno per il compleanno, dato che scribacchiavo idee, ma un diario richiede una disciplina e del metodo che non ho mai avuto. E poi a cosa serve? Non ho segreti che altri leggeranno furtivamente, non ho eventi poi così eccezionali da custodire e soprattutto non ho una cameretta dove segregarlo.
In infanzia condividevo il divano letto con  mia sorella, sulla quale nottetempo, con le luci della penombra, vidi la testa piena di serpenti, dei quali avevo terrore. La mia Ostetrica Dell'Anima mi ha detto, anni e anni dopo, che se fossi stata indiana sarei divenuta subito una figura di riferimento per la capacità di vedere una manifestazione divina di tale portata, ma nel mio meridiano meridionale, una buona camomilla e le preghiere di una santona misero tutto a tacere. Il divano letto si trovava dentro la sala da pranzo, ovvero quella stanza dentro la quale non si vive, viene pulita e chiusa solo per l'arrivo degli ospiti o per le occasioni di festa. A me e mia sorella era consentito dormirvi, quasi un privilegio.  

Rosa e Menta

Due dei profumi intensi che mi dan il buongiorno ed il bentornata a casa. Non un vero giardino, un pratino spontaneo che ho solcato con le gomme dell'auto. C'è del verde che non curo, un pergolato di uva che presto crescerà creando dell'ombra, non per merito mio. Nulla nel verde davanti alla mia porta è merito mio. Ci sono delle rose, degli iris e tanta profumatissima menta. Lei mi saluta appena le passo vicino, si lascia staccare senza opporre resistenza ed infilare nel bocchettone dell'aria dentro la macchina. Chissà perché una cosa così bella ha la stessa trascrizione dell'imperativo di seconda persona plurale del verbo mentire. Eppure non è affatto bugiarda. Lei le sue foglie larghe, quella promessa mantenuta di freschezza, autentica e fedele a se stessa.
Non malva curativa, non basilico da pestare solo menta. La tengo lì fra i denti, lei che per prima vince il gelo delle nevicate ed orgogliosa dice "sono ancora qua!" infestante e resistente alla mia indifferenza botanica. La ammiro, cara pianta che tutti i passanti del mio giardino affascina e saluta. Ed anche se viene brutalmente saccheggiata, foglia dopo foglia ricostruisce più rigoglioso il suo spazio mentre le rose lì vicino la stanno a guardare, cedendo i loro petali dopo il ciclo del nascere e sbocciare.

Un ellisse, due fuochi, tre saggi, quattro regole.

Sopra la nuova posizione del divano c'è una cornice: la locandina del primo saggio di Teatra'ndo vai dove tutt'intorno ho incollato dei bigliettini che ciascuno di loro ha scritto per me consegnandoli alla fine di "finto brutale col dado". Quando una emozione è molto forte vado in catatonia. Non sorrido, non piango, mi congelo. Un paradosso per essere proprio io la maestra che li guida ad approfondire ed abbracciare anche le loro emozioni meno piacevoli da trattenere. Cominciammo Il 26 aprile 2010 come beta test ed M. aveva solo 2 personaggi (il gay e l'urlatore), E.P. solo 2 emozioni (sommessamente arrabbiata e la coccolona), L. se interpretava il ruolo della madre era solo una furiosa bastonatrice, D. appena possibile si aggregava al casinista disponibile, G. con scarsa capacità di ascolto metteva il muso subito, E. taciturno terrorizzato dalla forza delle sue emozioni violente, ecc.

Cristalli di Ametista

Tante volte i conti non tornano, la sensazione dai toni più accesi asserisce che la vita ripaga con moneta falsa tutti i nostri sforzi mentre chi fa degli altri l'uso irrispettoso dello zerbino, non si cura affatto di prenderne coscienza. Cercando cosa è andato storto, dove abbiamo fatto male per meritarci un ritorno così maleodorante, ti invito a visualizzare una panchina in un parco con grandi alberi, siediti e cedi alle loro foglie le tue tossine. Solo degli occhi limpidi si accorgono dei vetri appannati.

Non dar soddisfazione

Fra i buoni consigli offerti da chi non può dar fulgido cattivo esempio (cit De Andrè), non dare soddisfazione è quello che più appartiene alla tradizione da cui provengo ed anche il suggerimento che più mi snatura. Non dar soddisfazione non lo dire che per te è un perfetto cretino capace solo di battute volgari e con poca fantasia, non ha chiesto il tuo parere artistico. Non  dare soddisfazione, a cosa ti serve scoprirti il fianco a farsì che sappia che ti mancano i suoi baci, cosa se ne fa delle tue apnee emotive, sii superiore ai tuoi stessi sensi. Non dar soddisfazione. Tanto non torna indietro di un passo.

Color y Luz

I maestri imprimono sulla tela le suggestioni dei colori,
 morbidamente panneggiano il duro marmo.
I colori dell'arcobaleno sono la tavolozza giusta 
per dipingere un po' di luce 
attraverso il cielo che stai guardando.
Intingo il dito e disegno il tuo profilo
fra le nuvole e le stelle.
(In Foto il quartiere dove sono nata)

Come si fa!

Come si fa ad avere la pelle in fiamme 
senza alcun eritema
sentirsi calda quando rilevo 8 °C.
Inalare l'aria che solletica di menta la consistenza,
insieme al brivido ricorrente 
ogni volta che guardo la linea delle sue labbra.
Come si fa a sentire il tempo dilatato ed inconsistente
mentre le scadenze mi ricorrono.
Come si fa a staccare la testa
sempre pronta a cercare le parole
per descrivere  quel che non le usa per esistere
e dialoga incessantemente fra respiro e sensi.

L'errore non esiste

Appena pronunciata la prima regola di Teatra'ndo vai, genera in quasi tutti gli interlocutori  una espressione perplessa, ebete o attonita. 
Ebbene sì, l'errore non esiste.
 Fondamentale fin dall'inizio, togliere di mezzo il senso di inadeguatezza, la paura di sbagliare, il senso di colpa che paralizza l'iniziativa. 
Non possiamo essere in errore, stiamo imparando! 
Quante volte nell'imparare a camminare siamo finiti per terra col sedere? Le abbiamo contate? Ci sono state rinfacciate? Mi piace restituire l'infantile coraggio di chi sta imparando a vivere, a conoscersi e conoscere ciò che, all'apparenza, è solo teatro.

È sempre una questione di luce

Medesimo il colore dell'iride
su cui rimane impresso il tuo profilo.
Ben poco nei somi è cambiato
ancor meno nell'abbigliamento che accarezza il corpo 

in cui affondando i miei pensieri.
Forse i capelli, non di certo il sorriso.

Tutto al contrario

Da sempre scambiano mia sorella per mia madre.
Nata al mare sto tanto bene in montagna.

Cresciuta in una città indisciplinata 
non sono mai stata in grado di far manovra senza allacciare le cinture.

Spettro e ricatto nell'esser "figlia lontana" 
e non vi è traccia della mia esistenza nella casa materna.

Sono enorme ed ingombrante nella totale invisibilità.

Armeggio con il dizionario compiendo acrobazie lessicali 

ed una sola delle sue parole mi rende muta.

Danzano le mani


Danzano le mani dai polpastrelli al polso
libere ed intrecciate sulla linea della vita
raccontano l’un l’altra che non è finita.
I dorsi scivolando, fra i palmi la saggezza
non più in là del viso si slancia una carezza.
Un ritmo in levare accelera la danza
passione ed allegria impregnano la stanza.