Perché chi grida...

Mi torni in cuore tu, caro amico Angelo. Condividere la passione educativa, la volontà di donare presenza anche quando la stanchezza ci erodeva le palpebre degli occhi.
Un giorno una suora insofferente verso i decibel della tua vitalità, forte dell'autorità indiscussa ed a tratti indiscutibile della sua formazione ti intimò di smetterla col tono di voce alto: "perché chi grida è vuoto dentro".
Cazzo che condanna a morte. Non c'ero quando accadde, chiesi spiegazione per quel coretto nato fra gli animatori che  ripeteva perché chi grida (2\4 battuta di mano) è vuoto dentro. Continuavi ad intonare Bans e cori di incoraggiamento senza mandare sotto le scarpe la tua allegria. Cavolo avevi forse 18 anni e mi stavi insegnando una cosa fondamentale: che sei vuoto dentro lo lasci al mittente, fosse pure una autorevole sposa di Cristo in terra. Ti mantenevi leggero, scherzoso, come sempre, come quando al Campo Animatori di Biancavilla Vigne fosti costretto a giorni di riso in bianco che stavi odiando. Restava quel peso nel cuore, tutti sapevano chi ti aveva ferito. Non urlavi tanto per strillare, tono piacevole nel parlato sia colloquiale che di gruppo, non ricordo di averti sentito mai urlare per portare la ragione dalla tua parte. E qui oggi imparo una altra cosa: la ragione è differente da un animale addestrato ad ubbidire alle urla.
Trovasti il modo educato, pubblico, signorile per dire che non eri vuoto dentro. Ti avrei baciato mille volte, mi limitai ad applaudire commossa; in quei contesti sei libera di piangere per quel che ti pare.
Giovane amico, rimasto giovane da quel giorno in cui quella notizia ci azzeró il sorriso, oggi è bastato vedere un po' di riso in bianco perché il cuore richiamasse il tuo ricordo.
Tante troppe altre persone declinano a favore delle proprie orecchie tante varianti del chi grida è vuoto dentro, uccidendo alla sorgente un fastidio della portata di una goccia che cade dal rubinetto e non fa dormire gli animi insonni.
Da te imparo a lasciare al mittente il proprio fastidio e le sentenze di morte, da te imparo che innumerevoli amici trovano il proprio modo per dire futtitinni , da te imparo a gustare subito con tutta la voce che ho in corpo, la gioia della gratitudine, della vita, dell'amore.