Iré.... io andrò.


Il mio nome anagrafico è corto, 5 lettere con un bel significato e nel parlato colloquiale viene spesso ridotto ad Iré. Chi mi frequenta sa che non mi piacciono le distorsioni del mio nome sotto qualunque forma. Questo quel che ho sempre pensato di un nome guardiano prima di una virgola che difende la mia persona dal Titì Caterina di materna derivazione. Mi sono sempre partite delle espressioni sommessamente furiose all'udire le variazioni su tema Irene dal diminutivo allungato Irenuccia, Irenina, britannizzato in Airin e solo a mia sorella Letizia era concesso chiamarmi Nenè, talvolta mia madre emette un urlo acuto che dovrebbe essere un Airì ma è così assordante da essere irrilevante.

Spostati, sto viaggiando

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Fra spostamento e viaggio la differenza si veste delle azioni da portare a termine, mentre è la disposizione d'animo nei confronti del "da farsi" che ne delinea i contorni. Quando l'area di competenza del mio lavoro comprendeva quasi tutta la regione Emilia Romagna mi è capitato, osservando le espressioni degli involontari compagni di coda, di distinguere nettamente la differenza di tensione fra chi percorreva quell'itinerario per lavoro e chi per svago.

Dai sottotitoli ai titoli di coda

Una delle cose che più apprezzo della produzione artistica attoriale italiana è il doppiaggio. Ci evita un mare di fatica, permettendo di imparare a memoria interi film. In molte altre parti del mondo, ed in tutti quei casi in cui vediamo un film in anteprima, ci occorre avvalerci dei sottotitoli. Mentre maneggiavo questa evidenza mi si è aperta una altra finestra, come i combo in tv per seguire due eventi contemporaneamente.
In passato ho avuto amicizie e relazioni in cui continuavo a sforzarmi di capire e di farmi intendere dal mio interlocutore. Una fatica immane.