Regole, fisica, maestria

Ieri sera (24/1/15) Federico Benuzzi mi ha regalato una carrettata (proprio nel senso di carretto siciliano) di ispirazioni e gioie. Dal teatro di Marzabotto pieno di famiglie ad un paio di prodotti teatrali, dalla dedizione per la ricerca e l'esercizio  alla mia stessa piacevole sensazione di inadeguatezza davanti a chi dipinge i murales: "a me non riesce, cola tutto giù".  Le intuizioni divenute parametri nella fisica di quel che accade nei corpi in movimento, le regole per andare oltre alla semplice osservazione di un fenomeno o peggio, restando nella superficialità, trovare tutto magico ed irraggiungibile.  Le forze, il calcolo vettoriale tanto praticato al ITIS "Verona Trento" di Messina, sono diventate magia. Ma Benuzzi non è un mago, è un Giocoliere! Pensare alle regole sregolate di Teatra'ndo Vai che sovverte la legge del "sbagliando si impara" con una regola che incita a perdere i pesi ancoranti. Fino a quando una convinzione limitante abiterà il corpo e l'anima, la sentiremo necessaria ed invalicabile. Tutti i limiti sono nella paura. Giocolare con il diablo, una clessidra sempre in movimento, indispensabile che ruoti sul suo asse. Una volta acquisita la regola necessaria, tutto il resto non ha limiti.
Indispensabile mollare gli ormeggi, fidarsi dei compagni, ascoltare tutto il proprio potenziale e le proposte, alleggerire il cuore dal "ci provo" e passare al "si facciamolo".
Un piacere delicato è quello che mi tintinna nelle vene quando il teatro torna in quiete. Fra le pareti ancora l'eco delle risate e delle riflessioni, l'artista che ripone i suoi pezzi in meno di metà del tempo che ha usato per esporli, il tecnico che compie la stessa operazione con i suoi pezzi.
Ciascuno i suoi strumenti. Tante arti messe insieme. In teatro, lo spettacolo in 3D da sempre e senza occhiali, tante maestranze uniscono le proprie magie, le innovazioni, le regole per far funzionare tutto e dentro quel tutto spiccare il proprio salto, la corsa sul monociclo, il buio che evidenzia le palline luminose. Grazie Federico, ogni qualvolta tornerò in teatro, il mio cuore giocolerà con i mattoni dei sogni ed eserciterà il gusto di imparare le regole per sovvertirle.