Nera, profonda e scura quella notte. Perla non riusciva a riposare. Il suo ciclo circadiano era insofferente. Nessun dolore strettamente epatico, solo l'impossibilità di dormire quando tutti gli altri erano nel pieno del riposo notturno. Lasciò la comitiva, tutti al sicuro ciascuno dentro il loro sacco a pelo. Una torcia a dinamo ed i fidati scarponcini. Si addentrò nel bosco che nel pomeriggio avevano attraversato ed i suoi occhiali curiosi erano caduti su un capanno coperto di edera e costruito per resistere al vento. Non sembrava abbandonato ed un po' di luce scintillava verso l'esterno. Pensava di accovacciarsi e sbirciare se ci fosse vita e poi magari continuare il suo notturno vagabondaggio, ma appena fu vicina, la porta si aprì delicatamente ed un ometto col grembiule da fabbro la guardò invitandola ad entrare.
Con la sua solita faccia tosta iniziò a sbirciare nella casa laboratorio. Nessun fuoco, non c'era freddo. "Non toccare, è pericoloso" sentenziò l'uomo con tono deciso e autorevole.
"Cosa sono questi cosi?"
"Fuochi d'artificio"
Perla si mise a sedere da una parte su uno sgabellino di legno e l'omino iniziò il suo soliloquio.
"Finché non è in cielo la polvere pirica dentro quei tubi è solo pericolosa. Va miscelata con sapienza aggiungendo gli elementi giusti perché diano forme e colori che tutti guardano col naso all'insù. Ma fino a prima è solo una cosa dannosa che può rovinarti la vita se maneggiata con imprudenza. Per non parlare del cielo prima che la festa lo vesta. Buio, nelle sue consuete stelle che sanno dire dove andare solo a chi le sa leggere. Un cielo dove tutti aspettano che accada qualcosa, un fondale che quei flash colorati incendieranno di fantasia e ricordi. Una volta finito lo spettacolo, l'odore acre della polvere sparata, porta tutti ad allontanarsi, lasciando il cielo solo, ancora una volta nel suo buio, a raccontarsi che le stelle sono la sua unica certezza, mentre lontano una di loro sta morendo lentamente. I Fuochi d'artificio come tutti i detonatori di desiderio che viviamo possono colorare la notte per un istante, ma l'odore di bruciato resta ed impregna."
"Vuoi dire che non vale la pena lasciarsi incendiare da una passione perché tanto poi quello che resta è solo puzza e carbone?" puntigliosa Perla.
"Anche! Tutto vale la pena, anche i giorni peggiori. La luce fa la differenza. La geometria che descrive. La costante per il cielo nel suo buio più triste ed intenso sono le stelle. Quelle luci lontane che gli appartengono, dove crescono e lo abbandonano facendo posto ad altre luci."
Nelle notti insonni di nonna Perla un amico sconosciuto tornava nella sua fragile memoria a regalarle un fuoco d'artificio magico, dove l'esplosione disegnava una costellazione dal profilo delle persone amate, delle stelle polari che cambiavano emisfero allontanandosi dal suo orizzonte, dal suo cielo. Ora come allora Perla sapeva che ogni notte anche la più angosciosa, ha in se quel frammento di vita che lancia il suo canto, fra una stella ed un abbraccio.
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