Voce incapace

Non sono un soprano, una voce che emoziona fino alle lacrime quando la senti, non lo sarò mai. Non sono un venditore, non lo sarò mai. Ultime prove sabato pomeriggio prima di andare in scena alla sera. Solo quattro minuti di performance per sostenere il fondo di solidarietà del Comune, la forma per il pubblico di un esercizio  dei Teatra'ndo Vai senior: saper esporre le proprie idee, faticare a cantare fino a sentirsi sudati, non mollare le proprie doti nel rispetto della creatività altrui, fare gruppo senza pestare gli altri con la voce, giocare con le emozioni ed i vari colpi di genio che spuntano spontanei.
La tensione tira brutti scherzi, e quasi tutti avevano dei buoni motivi per non essere lì sabato 11 maggio. Mi sposto per osservarli, ricordargli di tenere su la testa e di ascoltarsi l'un l'altro. La nota, la partenza, l'omogeneità nell'unicità. Iniziano le piccole baruffe ed allora suggerisco al gruppo e alla capo coro "prendete la nota da me e solo quando ci sentirai tutti sulla stessa frequenza darai il via. Anche a costo di farlo più di una volta in scena". Funziona. Iniziano tutti a divertirsi. Non sono una di quelle voci che esce dal gruppo e ti vibra nell'anima, sono quella che fa da diapason e poi sta comodamente in tasca. Non sono un venditore: sono incapace di suscitare nell'altro un bisogno che non ha. Mi riesce meglio ascoltare di cosa hai bisogno, aiutarti a soddisfare la tua necessità, attraverso un sentiero che magari sulle prime hai percorso con poco esito. Ho sempre appetito di nuove conoscenze, di migliorare quello che conosco già. Dissetata la prima esigenza, poi avrò fame, magari di passo in passo inizierò a gustarmi le mie doti mescolandole con allegrie ed esaltando le sapidità dei singoli ingredienti. So di poter essere un lievito, una parte di un tutto. Questo il lavoro che faccio su di me e per questo non sono capace di venderti del pesce surgelato se hai voglia di pesce. Sto con te a pungermi con gli ami, a studiare gli altri pescatori e le loro attrezzature, svegliarmi presto con te, esultare se il tuo cesto è pieno, ributtare in mare quelli troppo piccoli. Non riuscirò a venderti le attrezzature e lasciarti lì, ancora meno fidelizzarti al banco di un pescivendolo se, quello che vuoi, è puzzare di salsedine, tornare a casa con un nulla di fatto e non mollare la mattina seguente. Non sono un fenomeno, non lo sarò mai. Non sono un soprano ma finché funziona ti darò la nota per giocare con il coro Tarzàn, far ridere il pubblico e poi  cenare in osteria mentre l'adrenalina scende. 

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