Istmo


Nelle mie vene scorre il sangue dei Morvillo, Nastasi, Spadaro, Giannetto, Bicchieri. Operai, contadini, artisti, magistrati, amanti del fai da te, ingegneri,venditori ambulanti, impiegati statali e para statali, servitori dello Stato, imprenditori che hanno perso le loro fabbriche (bottoni, ceramiche), una sarta, un vigile del fuoco, un perito informatico. Ogni volta che la mia terra chiama per interrogarmi sul mio senso civico rispondo. Non mi hanno visto per Pasqua, mi vedranno per le elezioni del Sindaco di Messina. Se oggi mi chiedete chi è il mio Sindaco vi rispondo senza indugio Romano Franchi, il Sindaco di Marzabotto. Qui per ora la mia vita sociale ha un suo cuore pulsante. Qui sono tornata a costruire, sperare, condividere grazie alla fiducia di tanti che, con il loro supporto, esempio o le osservazioni al vetriolo, mi hanno riattivato una parte delle energie che pensavo ormai chiuse insieme a quella porta di metallo grigia come il cuore di chi la chiudeva alle mie spalle. Nelle mie ossa la stessa impronta della frase più celebre di tutto il Gattopardo "Tutto cambia affinché nulla cambi".
Respiro nel mondo che ascolto risuonando, che lo spartiacque fra la partecipazione e l'indolenza è troppo ampio per essere ancora attraversato a piedi. Lo ascolto nei programmi radiofonici di altre nazioni: non sta cambiando, è già cambiato.
Le anime più evolute nel loro percorso millenario risentono già da tempo di questo passaggio e, chi in un modo chi in un altro, hanno già mutato forma. 
Vado a votare un Sindaco che come me  da sempre si oppone alla via facile per raggiungere l'obiettivo. Che a modo suo ma affine a me, si interessi ai giovani offrendo progetti nati dai sogni, strumenti e informazioni che aprono la coscienza. 
Bastano poche parole per dissodare le forze, serve dell'esempio fuori dai riflettori per farci gridare ogni giorno il nostro "Viva Maria" e tirare la Vara di questa città che sembra impossibile da muovere come il nostro carro senza ruote del 15 agosto. 
Messina ha interi canali di acqua che scorrono sotto il cemento e l'asfalto. Così i suoi cittadini più attivi silenziosamente ogni giorno erodono, nutrono, danno vita a chi si è perso d'animo.
O di qua, o di là. Non è una ciumara (fiumara) che d'estate si secca e d'inverno affoga i passaggi, quello che era una autostrada per galleggiare fra lo sdegno ed il "mi fa comodo" oggi è un istmo: la voglia di partecipare è divenuta volontà, non si può fermare. 
Maniche da rimboccare perché c'è tanto da fare, e dato ca semu buddaci (sempre a bocca aperta, grandi chiacchieroni alquanto infruttuosi) useremo questa dote per raccontare come fare la differenza ogni giorno un pezzo alla volta. Avremo la bocca aperta perché ci serve più ossigeno per affrontare la fatica, lasceremo a bocca spalancata chiunque si trova davanti al cartello della nostra città. Quando dirò Messina non dovrò spiegare che è quella strana cosa di mezzo fra l'attracco della nave e Taormina. Lascerò i bigliettini di M.I.W. (Messina is Wonderland) e mi sentirò rispondere ce l'ho già.
Sarà sempre più difficile saltare una fila al Comune chiamando un amico che ti faccia il favore. 
Tornerò nella città che mi ha visto crescere e troverò le fermate del bus con gli orari scritti sopra, e con gli autobus che passano per davvero. 
I ragazzi passeranno interi pomeriggi dentro al Museo come ho visto fare a Montebelluna o sfrutteranno le panchine e la vista sul mare, come qualcuno fa qui in Necropoli a Marzabotto.
La bellezza produce bellezza.
Oltre ai taxi in stazione ci saranno i bici-risciò che portano in giro i turisti e qualche bagaglio a mano.
Ed a quanti sembrerà che mi è facile parlare da qui, dall'Appennino Tosco Emiliano in terra etrusca con il solito sorriso amorevole negli occhi rispondo: "io vengo a votare, e tu?".

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