Corde in vibrazione

Mi son svegliata con una gran voglia di suonare la chitarra.
Come le mattine ai Campi Scuola, dopo aver toccato branda alle 4 per ultimare le sintesi dei lavori svolti il giorno precedente. Date le menti creative con cui condividevo la passione educativa, le sintesi non erano quasi mai delle relazioni scritte ma delle mini opere teatrali, talvolta dei musical, in particolari occasioni costruivamo tanto di scenografia.

Abilissimi chitarristi di tutte le altre città siciliane rendevano i risvegli più piacevoli, ed i momenti di raccoglimento o "caciara" più corposi, con quelle frequenze che passano dalle orecchie per trovare casa nel benessere di tutto il corpo fisico ed energetico.
I miei occhi si incollavano alle loro dita, cercando di memorizzare come funzionasse quell'arpeggio che tanto mi piaceva e che avrei voluto proporre dalle mie parti dove vigeva l'egemonia delle audio cassette: quando ci sono più disegnatori che musicisti va già di lusso riuscire a far teatro.
La mia chitarra adesso è dentro il suo vestito da trasporto, dopo aver viaggiato su e giù per l'Italia ed aver rischiato qualche passaggio all'estero. Non è suonabile dopo l'ultima scollatura del manico il buon papà Idalghi l'ha rimessa insieme ma è parecchio KO.
Proprio quell'arpeggio lì mi ha staccata dai sogni sognati, per tornare ai sogni da concretizzare.     Suoni per pizzicata, frequenze che si mescolano in accordi liberi da strette di mano sudaticce che cercano il proprio tornaconto. Una tastiera che delimita il cambio di nota con delle piccole barre dove le dita giocano la propria corsa ad ostacoli fra l'emozione e lo spartito.
Cassa armonica dove risuona quel che suona ma canta anche a corde quiete, forma sinuosa, le chiavette per tendere e trattenere le corde finché non suona bene e non ultimo il ponte senza il quale le corde non sono libere di esprimersi. Un ponte per vibrare, un accordo per intonare. 

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