Retino per l'effetto farfalla

Tutto va sempre e solo storto, un post dopo l'altro nelle pagine dei social fra link depressi e strappalacrime, fatti in cronaca che ben poco hanno a che vedere con il rimboccarsi le maniche ed essere i copiloti del proprio destino, telefonate fiume sul come ancora una volta integerrimi professionisti si comportano come strafottenti aguzzini, il consueto PIOVE Governo Tecnico, la crisi mondiale ed un nuovo nemico che ostacola la globale felicità, la fortuna è cieca  la sfiga ci vede benissimo e via di questo passo. Parole infilate in sequenza somiglianti al rullo news delle prime ore della mattina. Rallento il mio viaggio, scelgo un panorama campestre e lascio decantare tutto questo che mi suona fuori sincrono.
Ad ogni singola lamentela, ops, costatazione di fatti avversi, ogni perlina inserita nel filo del discorso ha il gusto del "non posso farci niente", un cosmico effetto farfalla per cui non è colpa mia se tutto va sempre e solo storto, la colpa è di qualche stramaledetta farfalla che sbatte le ali lontano da me condizionando il mio vivere. Qualche congiuntura astrale del quale non sono a conoscenza dato che aggiro gli oroscopi e le altre forme di divinazione. Ed è in queste ultime tre righe il cardine del mio sentire: non siamo colpevoli di nulla ma responsabili di tutto. (vedi l'errore non esiste). E si! Sto osservando con intensa curiosità i meandri di "voglio"e "posso". Tutto parte da noi stessi e dalla eco che emettiamo, le persone di cui ci circondiamo sono come i regali, parlano di noi e di quanto siamo disposti a migliorarci armeggiando gli strumenti per evolvere la miglior versione di noi stessi. Qualche tappa di verifica. Il raggio di azione è descritto dai miei interessi, strettamente quelli e stop, così lo stupore e lo sdegno lamentati non sono giustificabili davanti ad una cena organizzata con la presenza di TUTTI, tranne me. Se sono circondato da persone opportuniste che non si lanciano in una storia d'amore perché preferiscono tenere emotivamente ingabbiato l'altro in un infinito "Quizas" non posso stupirmi se quando cerco lavoro mi viene risposto "ti richiamo presto" e poi il nulla. Non è lontano da me, quello che semino qui non lo raccolgo laggiù lontano lontano.  Ed inutile dirmi un Dipietrese "che c'azzecca" perché c'azzezza e lo sappiamo benissimo. Davanti allo specchio impietoso di una persona con molteplici capacità di lettura sia profonda che superficiale, disquisisco la convinzione che sempre più sento ripetere da questa sponda dello spartiacque: "siamo antenne che attirano quello che emettono". Se mi osservo e trovo solo un  "falsario emozionale" che si sente fottutamente abile a trovare la parola giusta per la persona che cerca di portare al proprio mulino, non dovrò stupirmi se prima o poi l'acqua di cui risuona quell'anima romperà gli argini mandandomi più o meno sonoramente a cagare o svelerà il  cerone dell'essere invisibile che si nasconde sotto.  Dall'altro lato della sponda mi rispondono le news senza approfondimento: la fai facile tu che hai un lavoro, vantati pure dei tuoi amici e dei tuoi attori hai avuto solo fortuna,  si vede che a te va tutto bene, non ti lamenti mai! Lamentati se vuoi stare bene, specifica un adagio, anche se forse il saggio invitava a non tacere, a non subire soprusi soprattutto quando il gioco non vale la candela, a rompere la flessibilità di chi si piega senza alzare la testa, ignorando la propria dignità. Ma chi si lamenta a più non posso per essere ascoltato in fondo sa di essere un ladro di attenzioni che mai si godrà la sua refurtiva in quanto lamentarsi a nastro rende fastidiosi, insopportabili vittime ma con la tuta mimetica dei carnefici addestrati ad uccidere in mille modi. Come in certe filmiche partite di poker se quello che hai in mano non ti piace, passa, alzati dal tavolo con i tuoi talenti e vai a giocare a calcetto con un gruppo di ragazzini.  Quando un prestigiatore svela i suoi trucchi molti esclamano "avevo capito, ah ma era così facile"  ugualmente ottenere il meglio da noi stessi e dalle nostre relazioni personali, emotive e lavorative. Sembra così semplice, che poi alla fine è proprio così.

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