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Nessun ieri da rinnegare, ormai è stato e magari ho imparato, nessun futuro a cui rimandare la mia felicità, in questo presente palpito di coraggio e tenerezza. Lo ammetto sono incapace di marchiare il 2013 come un "annodimmerda" come sto vedendo fare a tanti.  L'ultimo mese mi ha rasoiato l'anima (cit Alle Vivaldo) con il mio personale 11 settembre, quella data che sconvolge la vita e nulla sarà più lo stesso. In cuore ho un tumulto di gratitudine. Per quell'Amore che cambia forma e per questo non mi stancherà, per tutti gli altri amori e amanti datevi una mossa che siete tanti.
La tristezza si dirada quando penso che lassù qualcuno mi ama ed anche quaggiù si danno un gran da fare. Il mio terzo polmone(Teatra'ndo Vai team), la mia famiglia d'origine, i colleghi di lavoro con cui remare insieme, gli incontri senza nome che mi ispirano poesie, tutti voi che tenete al fresco i miei doni, al caldo i sogni, al sicuro gli abbracci. Ho mille gratitudini a cui far eco, fra quelli incontrati con la radio/teatro/web, fra coloro che mi ispirano con le loro vite faticose e gioiose di essere vissute, fra chi fa il tifo per me, in mezzo alle voci che mi invitano a cambiare il lavoro che paga l'affitto e darmi al mio mestiere, su tutte le mani che applaudono o si tendono per darmi aiuto, il mio grazie alle mani di colei che alza sempre l'asticella del mio salto. Imparare a chiedere, eludendo una trappola mentale che a lungo mi ha sabotata, professare sempre più fermamente il mio stile per cui un si è un si un no è un no.  Mi congedo da quest'ultimo post del 2013 con la frase intorno a cui ruota Cloud Atlas: 
“La nostra vita non ci appartiene. 
Dal grembo materno alla tomba, siamo legati agli altri.
  Passati e presenti.
 E da ogni crimine, e da ogni gentilezza, 
generiamo il nostro futuro”

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